La corretta gestione dei rifiuti urbani richiede attualmente di operare secondo i nuovi concetti di economia circolare. Il rifiuto, in accordo a tali concetti e indipendentemente dalla sua provenienza, è da considerarsi non più un solo residuo di cui disfarsi ma un vero e proprio prodotto che, se opportunamente trattato, può essere quasi totalmente riciclato come nuova materia oppure costituire una fonte energetica in grado di limitare il consumo di combustibili fossili.
La circolarità nella gestione dei rifiuti non può tuttavia prescindere dalla necessità di considerare che una parte dei rifiuti prodotti insieme ai residui di lavorazione provenienti dagli impianti di trattamento degli stessi rifiuti, seppure marginale, deve poter essere restituita all’ambiente in una forma compatibile, attraverso l’uso di discariche innovative.
Un obiettivo generale da condividere è quello previsto dalla UE di arrivare ad un valore massimo di smaltimento in discarica pari al 10% del totale per il 2035 (nel 2019 tale valore era il 22%). Il resto dei rifiuti, cioè il 90%, dovrà essere riciclato e recuperato come materia e energia.
È evidente che un obiettivo così stringente può essere raggiunto solamente attraverso adeguati sistemi gestionali di raccolta e successivi trattamenti che utilizzino tecnologie già disponibili e innovative.
È fondamentale, inoltre, che i soggetti pubblici preposti stabiliscano norme di sostegno economico ed organizzativo rivolte agli operatori del settore e che rendano disponibili quei capitali, pubblici e privati, corrispondenti al notevole fabbisogno e necessari per l’attuazione dei programmi, utilizzando anche i finanziamenti europei previsti dal recovery plan.
Quanto fin qui esposto, appartiene ancora ad un livello teorico che richiede tempi non certo ravvicinati per il raggiungimento degli obiettivi preposti. La realtà è ancora lontana.
L’esempio di Roma è significativo e nel contempo emblematico!
L’effetto annuncio, soprattutto dopo la chiusura della discarica di Malagrotta, attraverso il quale i nostri politici hanno strumentalmente preannunciato l’attuazione di programmi innovativi ed ambientalmente evoluti quali ad es. raccolte differenziate improponibili se confrontate con le effettive risorse disponibili e che, alla prova dei fatti, sono sempre risultate di impossibile attuazione o quantomeno inefficienti anche per la mancanza sul territorio dei necessari impianti di valorizzazione dei materiali recuperati.
Tuttavia, ciò ha consentito ai nostri politici di poter concludere che le necessità del numero e della potenzialità dei nuovi sistemi di trattamento e di impianti di smaltimento fossero assai ridotte.
Tutto ciò ha condotto alla paralisi del sistema e alla necessità di ridurre la presenza dei rifiuti in strada attraverso la loro esportazione verso l’esterno del territorio comunale e regionale, non solo in Italia ma soprattutto all’Estero.
Questa gestione non è da considerare coerente rispetto ai basilari principi di correttezza ambientale e quantomeno è contraria rispetto ai principi di economia circolare. Infatti, gli impianti presso i quali vengono inviati i rifiuti di Roma nella maggior parte dei casi sono impianti di smaltimento (discariche e inceneritori) cioè quelle categorie di impianti verso i quali gli stessi politici – almeno a parole – sono fortemente contrari.
Per quanto attiene una gestione più realistica dei rifiuti di Roma si possono fare le seguenti considerazioni qualitative:
Questa breve esposizione qualitativa delle problematiche relative alla gestione dei rifiuti urbani a Roma va ovviamente approfondita sulla base dei numeri reali relativi a tutta la filiera di gestione dei rifiuti, sia in termini quantitativi che economici. Questo consentirebbe di creare un diagramma di flusso tale da consentire l’individuazione e la determinazione dei cosiddetti “colli di bottiglia” del sistema nonché i conseguenti costi e risorse impiantistiche/umane necessari.
È certo comunque che, in generale, occorrerà rivedere l’intero ciclo di gestione dei rifiuti urbani alla luce dei nuovi criteri di economia circolare e, soprattutto, occorrerà superare la cultura delle grandi discariche, puntando su discariche innovative dove sarà smaltito solo quella piccolissima parte di rifiuti non più trattabili. Le nuove discariche dovranno consentire una “restituzione all’ambiente” dei residui non più recuperabili in modo più naturale e più ecosostenibile possibile anche attraverso sistemi di monitoraggio continuo dei principali parametri operativi relativi al rifiuto abbancato; monitoraggio protratto fino alla completa inertizzazione e stabilizzazione del rifiuto.
Bozza preparata da Tommaso Piccinno
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