Considerazione e proposte per un’economia turistica come scelta strategica per il futuro economico del nostro paese.

Turismo: un mercato in forte crescita

In un periodo in cui i mercati tradizionali dell’industria manifatturiera sono inadeguati alla nuova sfida della globalizzazione e dove i settori della new economy non sembrano garantire una solida locomotiva dell’economia dei Paesi avanzati, in una fase dove si preannuncia una profonda ristrutturazione dell’economia globale e che vede l’Italia in ritardo, destinata a subire un’amplificazione della fase di recessione già in atto, il turismo rappresenta non solo una felice eccezione, ma la scelta strategica che questo paese deve imboccare con decisione e determinazione.

L’industria mondiale del turismo godrà nei prossimi anni di tassi di crescita invidiabili.

Le previsione turistiche per il prossimo decennio sono particolarmente favorevoli. In uno degli ultimi rapporti sul turismo al Parlamento Europeo la Commissione UE afferma che: “il turismo è uno dei settori dell’economia europea con le migliore prospettive. Le previsioni indicano una costante crescita del turismo in Europa, di molto superiore a quella media della economia..”. Lo studio realizzato dal prestigioso istituto – W.T.O. – indica che i flussi turistici cresceranno dai 636 milioni del 1998 fino a superare nel 2020 la cifra di 1,56 miliardi. La suddivisione dei flussi turistici mostra che in Europa arriveranno circa 712 milioni di turisti e sottolinea come sono in fortissimo aumento quelli provenienti dalla Cina, dall’Est Europeo e dall’India. L’Italia, che rappresenta il paese con le maggiori ricchezze storiche, artistiche, culturali, naturalistiche, paesaggistiche dell’’Europa e del Mondo, sarà in grado di essere all’altezza di questa sfida?

Per esserlo deve da subito impostare una politica del turismo totalmente diversa da quella del passato:

  1. Studio dettagliato e differenziato dell’evoluzione delle vecchie e nuove domande turistiche nel mondo;
  2. Ricerca differenziata per aree e continenti degli archetipi o immagini stereotipate che compongono le rappresentazioni dell’Italia nei diversi aspetti: storico, architettonici, artistici, letterari, naturalistici e paesaggistici;
  3. Inventario della totalità del patrimonio storico, culturale, artistico, archeologico, ecologico, naturalistico, paesaggistico, presente sul territorio italiano;
  4. Predisposizione di offerte turistiche di livello nazionale, oltre le tradizionali ripartizioni istituzionali e territoriali dell’attuale situazione italiana;
  5. Formazione di una nuova classe manageriale all’altezza di questa trasformazione paradigmatica;
  6. Istituzione di un coordinamento unico fra il Ministero dei Beni delle attività Culturali e del Turismo, il Ministero dell’Ambiente e del Territorio e il Ministero degli Esteri, in funzione di un’industria turistica all’altezza dei processi di globalizzazione in atto nel mondo, caratterizzata da una forte impronta propositiva, altamente competitiva, con le offerte turistiche europee ed extra-europee.

Quanto esposto sopra trattasi di alcuni capisaldi fondamentali al fine di passare da una cultura e pratica turistica “tendenzialmente passiva, di rendita, incentrata su alcuni grandi destinazioni turistiche” ad una cultura e pratica turistica “aggressiva, di forte impronta propositiva, di sintesi complessiva di tutte le offerte turistiche grandi, medie e piccole”. Per fare alcune esempi che trascendono quelli tradizionali e istituzionalizzati delle politiche turistiche delle regioni e delle principali città d’arte, noi abbiamo circa il terzo del patrimonio naturalistico, storico e architettonico, artistico e culturale del nostro paese racchiuso dentro le decine di parchi nazionali e aree marine protette. Hanno uno specifico Ministero di competenza, una microorganizzazione (la feder-parchi), un piccolo organismo di promozione e offerta turistica. Tali enti presentano caratteri autartici, risorse umane, finanziarie, promozionali e pratiche di marketing al di sotto della sfida di un’offerta globale e competitiva con altre offerte disseminate in varie parti del mondo. Sussiste un’evidente squilibrio fra le ricchezze contenute nei parchi e nelle aree marine protette e la capacità di valorizzazione extra-regionale ed extra-nazionale. Altro eloquente esempio ci viene dai parchi a tema suddivisi in: parchi letterari, parchi etnici, parchi storico-culturali. Anche in questo caso grandi ricchezze e potenzialità turistiche, depotenziate da organismi e pratiche che soffrono la sindrome del nanismo. Si potrebbe proseguire nelle enumerazioni di piccoli centri sparsi sul territorio nazionale che sono veri e propri scrigni storici e architettonici, sconosciuti agli italiani, e per pochi e sparuti turisti stranieri dotati di sensibilità storica, cultura artistica e di tanta buona volontà. Questa frammentazione, oltre ad una proliferazione di organismi, micro-burocrazie, dispersione di risorse finanziarie e scarsa efficacia degli interventi promozionali, si rivela sempre più inadeguata ad una economia turistica a vocazione globale, lontana dall’inevitabile e necessaria esigenza di un passaggio dell’economia turistica da una fase artigianale ad una fase industriale; espressione di una cultura e politica turistica delle piccole monadi, in ritardo rispetto un nuovo approccio “sistemico e di filiera”.

Progettare e costruire il futuro di questo paese, vuole dire riconoscere e far riconoscere nel turismo la nuova scelta di strategia economica, il compensativo economico dell’inevitabile declino dei tradizionali comparti dell’agricoltura e dell’industria italiana, e della marginalità della new economy. Significa fare del turismo -sostenibile e compatibile- il nuovo protagonista della rinascita economica del paese, l’unica e ineguagliabile ricchezza che contraddistingue e rende l’Italia un paese unico nel panorama delle offerte turistiche mondiali.

 

Appendice sui parchi italiani

I parchi italiani.

Il turismo e la sua qualità rappresentano la sfida più importante per i parchi italiani, già oggi investiti da flussi consistenti di visitatori che cresceranno sempre di più, come indicano gli studi sulle macrotendenze della domanda turistica. In Italia vi sono circa 1000 aree naturali protette (parchi nazionali e regionali, aree marine, zone umide, riserve statali, oasi e altre aree gestite da consorzi, enti locali e associazioni ambientaliste) che si estendono per oltre tre milioni e mezzo di ettari. Alla gestione di questo immenso patrimonio, che coinvolge più di un terzo della popolazione italiana, collaborano tutte le Regioni, le Province, moltissime Comunità montane e oltre 2675 Comuni, in pratica un Comune italiano su tre è partecipe del sistema nazionale delle aree protette. I parchi e le riserve naturali assicurano all’Italia il primato europeo della biodiversità, tutelando 57.000 specie animali (un terzo di quelle europee) e 5.600 specie floristiche (il 50% di quelle europee). Nei soli parchi nazionali italiani è presente un patrimonio storico e architettonico di straordinario valore: millesettecento centri storici, duecentosettanta tra castelli, rocche e fortificazioni, centottantanove aree archeologiche, duecentonovantuno tra santuari, monasteri e chiese rurali, etc.

Territori di grande pregio ambientale, ma anche importanti e famosi luoghi di vacanza come Portofino, Ustica, Villasimius, Asinara, Miramare, Egadi, Gran Paradiso, Stelvio, Arcipelago Toscano, Maremma, Delta del Po, Maiella, Gran Sasso, Gargano, Vesuvio, Etna, Foreste Casentinesi, Pollino, Cinqueterre, Adamello Brenta, Paneveggio, Pale di S. Martino, Alpi Apuane, Colli Euganei, Monti Sibillini, Circeo, Appia Antica, Ventotene e Santo Stefano, isole Tremiti, Madonie, Isole Ciclopi, Arcipelago della Maddalena, Tavolara, Cilento e tanti altri ancora. Questi territori sono, allo stesso tempo, aree protette e località turisticamente molto rilevanti. Per inserire il grande patrimonio, contenuto nei parchi e nelle aree marine protette italiane, nei nuovi processi evolutivi del turismo globale, è indispensabile affermare un nuovo principio: l’ambiente, i beni culturali, il paesaggio, la biodiversità, l’identità locale, non vanno difesi dal turismo, ma in funzione del turismo, per assicurare ad esso redditività e continuità nel tempo. Un parco rappresenta una forte attrazione perché evoca naturalità e tipicità; il marchio del parco richiama valori e significati che motivano sempre più la scelta del viaggio. Distruggere un tale patrimonio significa annullare ogni possibilità di sviluppo e far scomparire quel territorio come destinazione turistica.

Punti qualificanti di una proposta per trasformare i parchi e le aree marine protette da patrimonio da salvaguardare a punta di diamante di una nuova strategia turistica economica:

  1. Modifiche della legge quadro sui parchi nazionali incentrata sulla filosofia del parco come patrimonio naturale da salvaguardare e da difendere contro l’uomo distruttore della natura e dell’ambiente;
  2. Riformulazione di una nuova proposta incentrata sul seguente principio: il territorio dei parchi è una grande opportunità per il rafforzamento di una -nuova economia turistica- e condizione di questo sviluppo sono la valorizzazione delle sue ricchezze naturalistiche, paesaggistiche, storico-culturali;
  3. Razionalizzazione, integrazione e coordinamento in un unico organismo di competenze, risorse umane, finanziarie per una forte, incisiva, unificata promozione turistica dei parchi e delle aree marine protette secondo linee politiche dettate direttamente dal Ministro dell’Ambiente e del Territorio.

Silvano Vinceti

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